mercoledì 10 agosto 2016

Anni '20 e '30


Massoneria e società segrete

L’origine della massoneria
Nell’età della Restaurazione, il principale strumento di lotta politica era costituito dalle società segrete, che hanno ereditato le caratteristiche della Massoneria. Nella Massoneria venivano trasmessi gli insegnamenti dell’arte insieme all’obbligo di assoluta segretezza e di aiuto reciproco. In poco tempo ottenne un grande successo, tanto da ottenere dalla Chiesa l’affrancamento dai tributi. Ma fu solo con la costituzione della Grande Loggia di Londra, che vennero definite le caratteristiche della massoneria.
I principi fondamentali
Venne chiesto a James Anderson di ordinare le regole della professione del massone. Questo scrisse il Libro delle costituzioni che costituì la base teorica della Massoneria. Le Costituzioni si dividono in sei capitoli. Fondamentale è il primo dedicato alla religione, in cui si legge l’intento di conciliare i vari culti e di farli convivere con il deismo cioè con la credenza razionale in Dio. Secondo la Massoneria, Dio è il Grande Architetto dell’Universo, ma non interviene nelle faccende umane. Chi vuole entrare nella Massoneria deve sottoporsi a un rituale complesso. È interrogato e se le indagini hanno esito positivo, presta giuramento e riceve il grembiule massonico e il guanto. Entra nell’associazione come apprendista, poi diventa compagno e infine maestro.
Conservatori o progressisti?
La Massoneria fu sia conservatrice che progressista, in base ai diversi contesti. Questa società fu condannata dalla Chiesa cattolica, che non poteva accettare né la sua dottrina né la sua politica. Con l’inizio della rivoluzione francese la Massoneria conobbe un periodo di profondo declino, per poi risorgere nell’età napoleonica, a tal punto che divenne indispensabile aderire alla Massoneria per far carriera nell’esercito.
Diverse denominazioni e diversi obiettivi
Sul modello della Massoneria era organizzata la Carboneria, che aveva come obiettivo la costituzione liberale. Altre società segrete puntavano invece a ottenere una costituzione democratica. Comunque le società segrete interagivano fra di loro. Alcune società, tra cui quella di Filippo Buonarroti, erano divise al loro interno per proteggere ulteriormente i segreti.
Il metodo delle insurrezioni
Il metodo di lotta delle società segrete era basato sulle insurrezioni che obbligassero il sovrano a concedere la costituzione. Accanto alle società segrete progressiste, però, vi erano anche società segrete reazionarie che però erano molto più limitati. Il merito delle società segrete progressiste fu quello di tenere vivi gli ideali della rivoluzione francese, invece, il limite consistette nella segretezza dei programmi e degli iscritti.
“Il Conciliatore”: l’opposizione intellettuale
In Lombardia, l’amministrazione austriaca cerco di creare una collaborazione con gli intellettuali. Per questo promossero la creazione della rivista Biblioteca italiana, la cui direzione fu offerta a Ugo Foscolo. Questi però rifiutò e quindi la rivista dovette sostenere una visione tradizionalista. Per contro, i maggiori intellettuali milanesi diedero vita ad una rivista alternativa Il Conciliatore, che si occupava di statistica, di economi, di argomenti scientifici, ma anche di letteratura e di istruzione.

I moti degli anni venti

Scoppia la rivolta
La Spagna fu il primo Stato in cui ebbe inizio la Restaurazione. Quando Federico VII di Borbone era tornato sul trono, aveva cancellato ogni traccia del periodo napoleonico, perseguitando chiunque avesse tendenze liberali. Grazie a questo periodo di debolezza, le società segrete poterono propagarsi, come la società dei Comuneros che sosteneva gli ideali democratici. Per risanare il bilancio dello Stato, il sovrano cercò di riconquistare le colonie, ma nel 1820 avvenne la Rivolta di Cadice. Così Ferdinando VII fu costretto a ripristinare la Costituzione di Cadice.
La rivolta si estende
Dalla Spagna la rivolta si diffuse in altri paesi. Per prima arrivò in Portogallo, dove il re Giovanni VI concesse una costituzione simile a quella spagnola. Nel Regno delle Due Sicilie Ferdinando I fu costretto a riconoscere la Costituzione di Cadice. Intanto, la Sicilia aveva iniziato una rivolta per rivendicare la separazione dal Regno di Napoli, che però la represse immediatamente. In Piemonte, gli oppositori di divisero in coloro che volevano la costituzione e coloro che, invece, volevano che al trono salisse Carlo Alberto in quanto si era dimostrato propenso alla concessione della costituzione. 
Le ambiguità di Carlo Alberto
Nell’imminenza dell’azione, i capi dell’insurrezione cercarono di convincere Carlo Alberto ad assumersi le sue responsabilità, ma questo si ottenne il soprannome di “re tentenna”. Dopo aver dato un primo assenso al piano di insurrezione, Carlo Alberto ebbe un primo ripensamento, confidando al ministro della Guerra che si preparava un complotto contro il re, però invitò gli amici ad andare avanti. Successivamente si recò alla residenza  reale dichiarando al re di essere pronto a combattere chiunque minacciasse la sua autorità, ma ormai era troppo tardi. Alla fine Carlo Alberto concesse la Costituzione di Cadice affermando però che ciò avveniva solo per cause di forze maggiore.
La risposta della Santa Alleanza
Per combattere l’ondata rivoluzione che si stava diffondendo l’Europa reagì convocando tre congressi: a Troppau, a Lubiana e a Verona. In questi congressi si pensò a convincere l’Inghilterra, la Francia e la Russia della necessità del loro intervento in Spagna e in Italia, cioè vi era la necessità di applicare il principio d’intervento della Santa Alleanza.
La Gran Bretagna liberale
Nei primi decenni dell’Ottocento anche la Gran Bretagna fu scossa da violenti conflitti interni, come scontri politici e sociali legati all’industrializzazione. La Gran Bretagna, però, rispose accentuando la natura liberale dello Stato. Ad esempio, permise l’organizzazione di associazioni operaie. La riforma più importante fu quella elettorale: gli elettori aumentarono notevolmente e i collegi elettorali vennero ridefiniti per garantire la proporzionalità della rappresentanza parlamentare. Il diritto di voto, comunque, continuava ad essere collegato al censo. I democratici cercarono di contrastare tutto ciò organizzando una petizione per il suffragio universale, la Carta del popolo.

I moti degli anni trenta

Le “Tre giornate gloriose”
Quando Luigi XVIII tornò sul trono francese, aveva concesso una Carta costituzionale, ispirata al modello bicamerale inglese. Alla morte di Luigi XVIII gli successe il figlio Carlo X, che tentò di restaurare l’assolutismo monarchico, restringendo le libertà costituzionali e restituì al clero i suoi privilegi. La borghesia liberale si ribellò a Carlo X, che invece di cercare un compromesso nel 1830 sciolse l’assemblea parlamentare facendo così un colpo di stato. Secondo questo colpo  di stato: la Camera veniva sciolta, veniva istituito un rigido controllo sulla stampa, venivano modificate le leggi elettorali e venivano indette nuove elezioni. Subito dopo la pubblicazione dell’ordinanza il popolo di Parigi scese in piazza innalzando le barricate, perché voleva sul trono Luigi Filippo d’Orleans. Tutto ciò durò tre giorni che furono chiamati “Tre gloriose giornate”. Infine, fu approvata una nuova costituzione, più liberale, che assegnava al Parlamento maggiori poteri di controllo sul governo.
Il successo: la nascita del Belgio
Il primo a seguire l’esempio francese fu il Belgio. Il Congresso di Vienna aveva unito Belgio e Olanda nel Regno dei Paesi Bassi. Nel 180 scoppiò l’insurrezione di Bruxelles, sotto la guida del clero cattolico e della borghesia liberale. L’Olanda si rivolse alle grandi potenze chiedendo aiuto. Ma nella Conferenza di Londra Francia e Gran Bretagna si opposero all’intervento e riconobbero il nuovo Stato proclamato dal Regno del Belgio. La Francia proclamò il principio di non-intervento, dichiarando di opporsi a qualsiasi contrasto.
La sconfitta: Polonia e Italia centrale
In Polonia invece la situazione fu completamente diversa. La rivolta contro le truppe russe presenti a Varsavia scoppiò nel 1830. La reazione dello zar Nicola I non si fece attendere . La Polonia si ritrovò con un regime ancora più rigido del precedente. Anche in alcuni stati della Germania vi fu un’insurrezione popolare, ma i liberali ottennero solo qualche riforma. Nel Centro Italia vi fu la cosiddetta congiura estense.
Un nuovo terrore: il colera
Mentre i moti rivoluzionari dell’Italia e della Polonia venivano repressi dalla Santa Alleanza, un terribile morbo si diffondeva negli stati europei: il colera. La diffusione del colera fu favorita dallo sviluppo dell’impero coloniale britannico e dal progresso dei trasporti. Quando scoppiò, i Parigini non credevano affatto al colera, anzi parlavano di avvelenamento e dicevano che i ricchi cercavano di uccidere i poveri per evitare la carestia. Le imprese di pompe funebri furono prese d’assalto. Quando vennero esaurite le casse da morto, la maggior parte dei corpi vennero seppelliti all’interno di sacchi. 



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