Il seicento è un secolo caratterizzato da aspri conflitti e profonde
trasformazioni sociali, artistiche e culturali. In questo periodo viene raggiunta la soluzione dello scontro,
avviato dal Concilio di Trento, tra Riforma e Controriforma, che interessa ogni
aspetto della vita della società e di tutti gli uomini. Tutta l’Europa in questo
periodo è caratterizzata dalla coscienza della crisi degli antichi modelli che
vengono messi in discussione al fine di formulare proposte innovative. Nel Seicento si sviluppa una corrente artistico-culturale, chiamata "barocco". L’etimologia del termine deriverebbe dal portoghese baroco, ovvero "perla irregolare". Questo termine si contrappone alla regolarità che
caratterizzava, invece, l’età rinascimentale. Tale corrente vuole
stabilire un canone di lingua pura ed è proprio questo alla base dell’Accademia della
Crusca, che aveva assunto questo nome perchè il fine che si proponeva era
separare la lingua pura da ogni impurità, come si separa la farina dalla
crusca, il materiale di scarto. Ogni aspetto della vita e della cultura dell’età barocca nasce dallo scontro
fra due visioni del mondo: quello della tradizione e quello dinamico. Possiamo
distinguere il Seicento in due periodi : il primo periodo caratterizzato dallo
sviluppo dell’esperienza innovatrice della poesia barocca e il secondo periodo
caratterizzato dalla poca autonomia dei diversi Stati Italiani dall’autorità
religiosa e dalla minima libertà concessa agli uomini di cultura, appartenenti
ai vari stati. Le corti si identificano sempre più con l’apparato burocratico
statale e il “cortigiano” si trasforma sempre più nel “segretario” del
principe. In questo periodo agli artisti viene affidato il compito principale
di creare e diffondere un’immagine positiva del principe. Pochissimi letterati
possono raggiungere una sistemazione stabile e prestigiosa nell’ambito delle
corti. Nel Settecento il Barocco si diffonde in tutta la Sicilia ed alcuni dei suoi elementi più caratteristici sono:
- la presenza di mascheroni e putti come decorazione di balconi e varie parti delle trabeazioni degli edifici;
- i balconi sono arricchiti da inferriate panciute in ferro battuto;
- la presenza di scalinate scenografiche all'ingresso di chiese ma anche di ville e palazzi;
- le facciate dalla geometria complessa e ricca di elementi e colonne;
- interni, in particolare quelli delle chiese, ricche di sculture, stucchi, affreschi e marmi.
La lirica barocca
La lirica barocca riflette i caratteri generali del gusto dell'epoca:
la ricerca dell'ingegnoso e del sorprendente. L'ingegnosità barocca sta alla base della ricercata semplicità, la sazietà dell'artificio
generando il desiderio dell'ingenuo, il raffinamento arido portando a far
vagheggiare il fanciullesco. Si ebbe così tra la fine del Seicento e fin dopo
la metà del Settecento una fiorita di poesia idillica pastorale e galante (che
in Italia prese il nome di Arcadia). La dissoluzione
della lirica "classica" fu proseguita principalmente in Inghilterra e,
quindi, negli altri paesi germanici (ma in parte sotto l'influenza del
Rousseau), verso e dopo la metà del sec. XVIII, per opera di quei letterati che
oggi diciamo "preromantici".
I maggiori esponenti
I maggiori esponenti della poetica barocca furono: Alessandro Tassoni ,
che rivendicava al poeta il compito di adeguare i modelli classici alle nuove
esigenze di maggiore espressività; e Giovan Battista Marino caposcuola
della nuova generazione di poeti
”novatori”Marino per giustificare la propria posizione tratta l’argomento della
”svogliatura” ossia la stanchezza del gusto causata dalla ripetività delle
convenzioni. Credeva che i poeti in questo periodo assumono una nuova funzione
sociale , la loro posizione era, infatti, vincolata all’arbitrio e al giudizio
dei principi temporanei.
Giovan Battista Marino
Giovan Battista Marino nasce a Napoli nel 1569. Abbandonò gli
studi legali per dedicarci all’attività letteraria, ma i primi anni della sua
vita li trascorse in carcere. Quando uscì, trovò un impiego presso il nipote di
papa Clemente VIII, grazie a cui conobbe molti poeti e pittori bolognesi
innovativi. Si guadagnò il segretariato ducale, sostituendo Murtola con cui
aveva scambiato versi polemici e satirici. Ma subito dopo questo incarica
Marino cadde in disgrazia e tornò nuovamente in carcere. Nei due anni
successivi curò un’edizione della sua raccolta di liriche, intitolata la Lira. Nel 1615 fu accolto alla corte
parigina, dove ottenne una modesta pensione che gli permetteva di dedicarsi
alle sue opere, tra cui la Galeria, la Sampogna e l’Adone. Quando rientrò in
Italia, Marino trascorse gli ultimi anni della sua vita a Napoli dove si dedicò
alla pubblicazione dell’Adone e dove morì nel 1625. Grazie alla sua ambizione
Marino seppe conquistarsi la fama di cui godeva, attraverso le relazioni
strette con i maggiori esponenti della letteratura vecchia e nuova, attraverso
i potenti protettori e attraverso numerosi scandali e polemiche sulla sua
personalità. Le opere di Marino, però, furono anche accolte in questo periodo a
causa di esigenze sociali e civili che si andavano affermando nel nuovo secolo.
Quindi Marino seppe semplicemente riconoscere le spinte innovative che si
stavano diffondendo. Marino è il massimo esponente di una civiltà che trova la
sua massima manifestazione nel godimento raffinato e consapevole del piacere.
La Chiesa impedì la pubblicazione dell’Adone, che fu definitivamente condannato
dall’autorità ecclesiastica e incluso nell’Indice dei libri proibiti. Marino
non imita semplicemente i modelli, bensì si dedica ad apportare variazioni
ingegnosi a questi modelli per utilizzare tutto il materiale letterario
disponibile. La tendenza all’innovazione che contraddistingue fortemente l’opera di
Marino gli garantisce un ampio successo di pubblico e la benevolenza dei
mecenati presso le corti più prestigiose d’Italia e Francia. Sull’esempio di
Marino, tutta la produzione lirica italiana del secolo barocco presenta
un’accentuata varietà di temi. Nella poesia d’amore avviene l’innovazione più
evidente, in quanto le raffigurazioni femminili sono molto diverse non sempre
riconducibili a un canone estetico di armonia. La costruzione tipica del sonetto marinista sviluppa la metafora
iniziale in una serie incalzante di immagini che a loro volta alludono ad altre
immagini riferibili a una realtà più ampia, allo scopo di rafforzare il
sentimento di sorpresa che ha dato l’inizio al componimento.
L’Adone di Marino è un’opera che meglio di ogni altra porta in evidenza le caratteristiche della letteratura barocca. Esso tratta della favola meravigliosa degli amori tra venere e adone, la stessa narrata da Ovidio nelle Metamorfosi. Adone fa innamorare di sé venere e suscita la gelosia di marte, questi lo fa assalire da un cinghiale, che lo ferisce a morte. L’estensione dell’opera presenta numerosissime accessori e digressioni, ampie parti descrittive e un inserimento complicato di narrazioni secondare poiché Adone molto spesso si limita ad ascoltare il racconto di altri miti che interessano altri personaggi. L’autore appare disinteressato nel evidenziare la concatenazione logica del racconto (filo conduttore della storia). La voce di Giovan Battista Marino evoca una realtà raffinata e preziosa in cui l’unica forma di azione possibile è l’erotismo e il godimento delle esperienze materiali e sensuali. L’esperienza è ridotta infatti a sensazioni poiché la realtà appare esistere solo per essere colta attraverso i sensi; cosi Marino, sconvolge i principi del poema epico e fa dell’Adone un “ricettore” di sensazioni. Come appare nell’opera le azioni non legano un evento all’altro ma va il filo unificatore va ricercato sul piano formale e linguistico tuttavia il vero protagonista è il linguaggio con cui vengono raffigurate le sensazioni, costituito sulla base di metafore e di concetti uniti da una maestria musicale. L’opera è strettamente identificata con il gusto per l’insolito e il gioco del concetto tipico del Barocco. L’Adone costituisce la punta più avanzata nella costruzione di un universo poetico retto da norme assolutamente opposte a quelle con cui si voleva garantire l’ordine tradizionale.
Nei canzonieri dei
marinisti della seconda metà del secolo, ad esempio in Ciro di Pers, alcuni
temi legati allo scorrere inarrestabile del tempo creano molta suggestione. La
poesia di Claudio Achillini è invece connotata dall’inclinazione
all’accostamento audace di elementi opposti. Il progressivo prevalere di questi
temi testimonia la profonda drammaticità con cui il letterato barocco vive il
suo tempo. Anche la produzione degli autori che si riallacciano all’esperienza
dei classici, come Gabriello Chiabrera, risulta fortemente condizionata dalla
“tendenza all’effetto”, propria del gusto barocco e affine alla lirica
marinista. Il rinnovamento metrico fatto da Chiabrera mette in discussione la
metrica tradizionale, destabilizzando gli ideali. Da un punto di vista
contenutistico, poi, il classicismo di Chiabrera e dei suoi seguaci presenta
una maggiore moderazione nella scelta degli accostamenti metaforici rispetto
alla poetica marinista, ma i cambiamenti influenzano anche i classicisti
spingendoli a superare i limiti imposti dalla tradizione. La poesia classica del Seicento rappresenta
più una variante dell’esperienza barocca che una realtà opposta a questa.
Claudio Achillini
Claudio
Achillini nacque a Bologna nel 1574 e morì nella
stessa città nel 1640. Svolse importanti missioni diplomatiche;fu membro
dell’accademia degli incogniti. Amico ed estimatore di Marino; organizzò gli
interventi dei suoi sostenitori nella polemica scoppiata in occasione degli
appunti mossi da un detrattore del poeta alla sua competenza mitologica. La
parte che ebbe nella successiva polemica sull’Adone spinse gli storici della
letteratura a considerarlo come maggiore esponente della letteratura marinista
e a giudicare la sua opera come espressione di una personalità poco originale,
completamente dipendente dall’opera
dell’amico e maestro. Studi recenti hanno invece messo in luce il fatto
che in più di una occasione Marino usò spunti e procedimenti innovativi e
originali presenti in testi, manoscritti o addirittura già pubblicati a
stampa,di Achillini
Ciro di Pers
Ciro
di Pers nacque nel 1599 in Friuli.In giovinezza
seguì studi filosofici; una grande delusione d’amore lo spinse ad entrare nell’ordine
dei cavalieri Gerosolimitani a Malta. Partecipò ad una spedizione militare
contro i turchi. Rientrato in Friuli, trascorse il resto della sua vita a San
Daniele, dove morì nel 1663. Fu autore di una tragedia e di una raccolta di
Poesie, che conobbe 12 edizioni nell’arco di venticinque anni.
Luis de Gongora
Luis
de Gòngora nacque a Cordova nel 1561, si dedicò
agli studi giuridici, letterali,linguistici e matematici, seguì la carriera ecclesiastica
e morì Cordova nel 1627. La sua influenza sulle generazioni successive è stata
tanto profonda da segnare l’intero sviluppo della poesia spagnola dei secoli
seguenti; tramite simbolisti francesi che, tra Otto e Novecento, si rifaranno a
lui come a un maestro, la sua poesia sarà preso di riferimento dall’intera
produzione lirica del nostro secolo
Gabriello Chiabrera
Gabriello
Chiabrera nato a Savona nel 1552, fu educato a
Roma dove studiò retorica e filosofia. Dopo una giovinezza avventurosa, morì a
Savona nel 1638. La sua attività è caratterizzata dall’incessante
sperimentazione di tutti i generi poetici, dal poema eroico al poemetto sacro e
profano,dalla canzonetta erotica al poema encomiastico, dalla tragedia alle
favole miteologiche. Nel 1606 Chiabrera pubblicò la raccolta Delle Poesie.
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