mercoledì 10 agosto 2016

Le Rivoluzioni del 1848



L’arretratezza dell’Italia

L’arretratezza dell’agricoltura
Nell’Ottocento in Italia ci fu un aumento della popolazione, ma nonostante ciò l’Italia era arretrata. In Italia si praticava un’agricoltura estensiva e le tecniche agricole erano poco progredite. Al Nord si praticava ancora la mezzadria, cioè la divisione dei terreni in poderi, ognuno dei quali era affidato a una famiglia di contadini. Nel Sud il terreno era meno fertile e dominava il latifondo.
Una produzione ancora preindustriale
A metà Ottocento vi erano soltanto industrie di piccole dimensioni.  Il settore maggiormente sviluppato era il settore tessile. Anche i settori della meccanica, della siderurgia e della cantieristica erano arretrati.
Condizioni di vita e malattie
Le condizioni di vita dei contadini erano difficili: vivevano in abitazioni misere, soffrivano spesso la fame ed erano soggetti a gravi malattie come la pellagra, dovuta a un consumo esclusivo di mais. I sintomi erano infatti un arrossamento della pelle, seguito da un malessere generale. Un’altra tipica malattia dell’Ottocento era la tubercolosi, causata dall’umidità delle abitazioni e dalla scarsa alimentazione. Le precarie condizioni igieniche favorivano poi la diffusione di epidemie, come quelle di vaiolo, tifo, colera. Molto conosciuta era la malaria, che provocava la morte.
Perché l’Italia era arretrata?
L’Italia quindi era molto arretrata, rispetto ad altri paesi sviluppati come l’Inghilterra e la Francia. Questo ritardo era dovuto a varie cause:
·         mancanza di materie prime, di una rete viaria adeguata e di investimento;
·         basso reddito e autoconsumo, che impedivano lo sviluppo del mercato interno;
·         divisione politica, che ostacolava la circolazione di merci e persone.

Il dibattito risorgimentale

L’origine dell’idea d’Italia
Il processo che portò alla formazione di un unico Stato italiano venne definito Risorgimento: anche se l'Italia, prima dell'Ottocento, non era mai stata unita, si era formata nel corso dei secoli una nazione italiana. Dal Medioevo si era infatti sviluppata un'identità culturale italiana e la consapevolezza di un comune interesse economico.
Il movimento risorgimentale
L’idea d’Italia si diffuse grazie al dibattito risorgimentale, che si articolò in due schieramenti:
·         i moderati (destra risorgimentale) che sostenevano la necessità di coinvolgere la monarchia sabauda e di raggiungere l'unità gradualmente;
·         i democratici (sinistra risorgimentale) che ritenevano opportuno puntare sul coinvolgimento del popolo e creare una repubblica.
La repubblica democratica di Mazzini
Giuseppe Mazzini nel 183l fondò il movimento politico la Giovine Italia, affinchè l'Italia diventasse una repubblica democratica «una, libera, indipendente e repubblicana». Il movimento rifiutava la segretezza della Carboneria, che aveva reso impossibile il coinvolgimento popolare. Aderì alla Giovine Italia anche Giuseppe Garibaldi, che poi se ne distaccò. I motti di Mazzini erano:
·         Dio e popolo: perché gli individui e i popoli erano chiamati da Dio a contribuire al bene dell'umanità.
·         Pensiero e azione: perchè secondo Mazzini il pensiero teorico non andava staccato dall'azione concreta.
·         Educazione e insurrezione: perché la popolazione andava istruita sulla causa dell'indipendenza e spinta all'insurrezione;
Tuttavia l'azione falli, in quanto nessun tentativo di insurrezione riuscì e Mazzini fu accusato di aver spinto molti giovani a un inutile sacrificio.
La repubblica federale di Cattaneo
Vicino all’intento di creare una repubblica di Mazzini fu Carlo Cattaneo, che però voleva creare una repubblica federale (come gli Stati Uniti e la Svizzera) per garantire la libertà dei diversi popoli presenti sul territorio nazionale. Per giungere a questo tipo di repubblica, Cattaneo sosteneva che bisognava procedere attraverso delle riforme politiche ed economiche.
Il neoguelfismo di Gioberti
La visione confederale venne sostenuta da Vincenzo Gioberti, che avanzò la proposta di creare una confederazione governata dal papa. Questa proposta venne chiamata neoguelfa.
Il moderatismo filosabaudo
Cesare Balbo, considerando la presenza austriaca in Italia, riteneva che l'azione diplomatica piemontese avrebbe potuto dirottare gli interessi austriaci verso i Balcani e per mettere la nascita di una confederazione italiana sotto, però, i Savoia. L’esponente più significativo fu Camillo Benso conte di Cavour che seppe individuare in concreto la via per giungere all'unità d'Italia.

L’esplosione del quarantotto

La Francia del “re borghese”
La rivolta iniziò in Francia e la popolarità di Luigi Filippo d’Orleans uno dei sovrani meno oppressivi crollò a causa della politica economica del Primo ministro Guizot. La politica di Luigi Filippo d’Orleans e di Guizot era espressione degli interessi della borghesia. Gli oppositori erano numerosi:
·         Socialisti: che chiedevano riforme economiche e sociali per una più equa distribuzione della ricchezza;
·         Democratici: che avevano come obiettivo il suffragio universale;
·         Repubblicani: che miravano all’allontanamento del re e alla formazione di una repubblica;
·         Legittimisti: che rivendicavano i diritti al trono dei Borboni.
Le opposizioni organizzarono la campagna dei banchetti per richiedere la riforma elettorale, ma quando uno di essi venne proibito, il popolo parigino insorse e in soli tre giorni proclamo la seconda Repubblica.
Un inizio promettente per i rivoltosi
I rivoltosi crearono un governo provvisorio che emanò provvedimenti democratici: introdusse il suffragio universale maschile, abolì la pena di morte, cancellò i titoli nobiliari e dichiarò la fine della schiavitù nelle colonie. La cosa più importante che fece fu, però, la creazione degli ateliers notionaux (laboratori nazionali), per dare lavoro ai disoccupati, ma l'esperimento fece emergere le divergenze tra liberali e socialisti.
Dalla Repubblica al Secondo Impero
Le elezioni di aprile (a suffragio universale maschile) videro l’affermarsi dei moderati che ridussero la giornata lavorativa e cancellarono gli ateliers nationaux e obbligarono tutti gli operai ad arruolarsi nell’esercito. Operai e disoccupati insorsero ma la rivolta venne subito repressa. Una nuova Costituzione stabilì l'elezione diretta del presidente della Repubblica con forti poteri e Luigi Bonaparte venne eletto. Questo trasformò la repubblica in una dittatura personale, facendosisi proclamare imperatore.
La rivolta nell’Impero asburgico
La notizia dell'insurrezione di Parigi diede il via alle rivolte in tutta Europa. Il 13 marzo 1848 la protesta scoppiò a Vienna per poi allargarsi a tutto l'Impero, Italia compresa. I governi rivoluzionari di Italia, Cecoslovacchia e Ungheria si proclamarono autonomi e indipendenti. Ma nonostante la vastità della protesta, l'Impero riuscì a reagire, sfruttando le divisioni represse. Prima venne repressa a Praga e poi a Vienna, dove il re abdicò in favore del nipote Francesco Giuseppe.
La rivolta negli Stati tedeschi
La rivoluzione scoppiò a Berlino il 14 marzo 1848, e da lì si propagò poi in tutti gli Stati tedeschi, sollevando il problema dell'unità nazionale. Fu istituita un'Assemblea Nazionale Costituente. La Germania ora doveva scegliere se diventare:
·         Una grande Germania, comprendente anche l’Austria;
·         Oppure una piccola Germania, escludendo l’Austria.
Inizialmente prevalse la “piccola Germania”, ma il progetto fallì.

Il quarantotto in Italia

Il “biennio delle riforme”
Il periodo che va dal 1846 al 1848 è noto come biennio delle riforme. Ebbe inizio con l'elezione di papa Pio IX il quale, pur essendo un moderato, suscitò le simpatie dei liberali a causa di alcune aperture progressiste. Nel Regno delle Due Sicilie il rifiuto di attuare qualsiasi riforma scatenò la rivolta popolare. Così Ferdinando II, spaventato, proclamò l'autonomia della Sicilia e concesse la Costituzione. Seguirono le Costituzioni del Granducato di Toscana, del Regno di Sardegna (Statuto Albertino) e dello Stato Pontificio.
Lo scoppio della prima guerra d’indipendenza
Alla notizia dell'insurrezione di Vienna,Venezia e Milano insorsero, e la protesta si estese anche in zone non sottoposte al dominio asburgico. Molti premevano per l'intervento di Carlo Alberto di Savoia, il quale dichiarò guerra all’Austria allo scopo di acquisire nuovi territori e impedire che l'iniziativa indipendentista fosse condotta da democratici e repubblicani. Per lo stesso motivo Pio IX, Leopoldo II di Toscana e Ferdinando II di Napoli inviarono truppe in aiuto a Carlo Alberto. La  guerra assunse cosi carattere federale. Dopo le sconfitte di Goito e Pastrengo, gli Austriaci guidati da Radetzky si asserragliarono nella zona del «quadrilatero» (Mantova, Peschiera, Legnano e Verona). Sotto la minaccia di uno scisma da parte dell’Austria Pio IX si ritirò dal conflitto, seguito da Leopoldo II e Ferdinando II.
I Piemontesi da soli: la guerra regia
Pur rimasto solo, Carlo Alberto vinse a Curtatone e Montanara, poi a Goito e Peschiera. Ma lo scontro con gli Austriaci non era ancora avvenuto. Milano, Parma, Modena e Venezia furono annesse al Regno di Sardegna. Gli Austriaci però ebbero il tempo di reagire e sconfissero le truppe piemontesi a Custoza. Con l’armistizio Salasco, firmato a Vigevano il 9 agosto 1848, si chiudeva la prima fase della guerra. I patrioti non accettarono la sconfitta e una nuova ondata di protesta percorse la penisola:
·         nello Stato Pontificio, fuggito Pio IX,venne costituita la Repubblica Romana guidata da Mazzini, Armellini e Saffi;
·         in Toscana, fuggito Leopoldo II, Guerrazzi, Montanelli e Mazzoni costituirono un triumvirato con l'obiettivo di instaurare la repubblica.

Carlo Alberto decise allora di riprendere il conflitto con l'Austria, ma il suo esercito fu pesantemente sconfitto a Novara. ll sovrano sabaudo abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele II e con l'armistizio di Vignale, il Regno di Sardegna tornò ai confini precedenti: finiva cosi la prima guerra d'indipendenza. In seguito, le repubbliche instaurate in Italia caddero e Venezia si arrese agli Austriaci.

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