Plauto nacque nel 250 a.C. a Sarsina e morì nel 184 a.C.. Di
Plauto non sappiamo molto; sappiamo con sicurezza che nella sua carriera
utilizzò diversi nomi: prima Macco, e successivamente Plauto. Iniziò l’attività
di commediografo a partire dagli anni della seconda guerra punica. La fama di
Plauto fu talmente grande che Marco Terenzio Varrone contò ben 130 commedie che
circolavano sotto il suo nome. Le trame plautine sono quelle tipiche della
commedia nuova greca, a cui appartenevano i modelli utilizzati dal poeta
latino: si tratta di intrecci complicati ma anche molto ripetitivi. Ben sedici
commedie su venti presentano, infatti, la medesima struttura fondamentale della
trama: in posizione più o meno centrale all’interno dell’intreccio troviamo un
giovane (l’adulescens) innamorato di una donna e ostacolato nel suo amore.
L’ostacolo è rappresentato, se la ragazza è una cortigiana, dalla mancanza del
denaro necessario per assicurarsi i suoi favori oppure, se la ragazza è onesta,
da impedimenti di carattere familiare e sociale. L’adulescens lotta per far
vedere i diritti della gioventù e dell’amore ed è validamente sostenuto da uno
o più aiutanti: un giovane amico, un vecchio comprensivo, un parassita o, più
spesso, un servo intelligente e audace. In molti casi la trama consiste in una
serie di espedienti, di finzioni e d’inganni messi in opera dal servo per
raggirare, truffare e turlupinare gli antagonisti del giovane innamorato: il
padre avaro e severo, il lenone cinico e arrogante, o il soldato mercenario al
servizio del re. Nell’immancabile lieto fine, il giovane e i suoi aiutanti
hanno la meglio sugli antagonisti, e l’adulescens realizza i suoi desideri
amorosi, talora conquistando semplicemente la cortigiana, in altri casi
coronando nel matrimonio il suo amore per una ragazza libera, o che alla fine
della commedia si rivela tale grazie al “riconoscimento”. È questo un topos
frequentissimo nella commedia nuova greca.
Amphitruo
“Anfitrione”: Giove, innamorato di Alcmena , assume le sembianze di suo marito Anfitrione,
per unirsi con lei. La comicità nasce dagli equivoci causati dagli scambi di
persona non solo tra Giove e Anfitrione, ma anche tra Mercurio e Sosia.
·
Aulularia
“La commedia della pentola”: Un vecchio avaro, Euclione, ha trovato un
piccola pentola piena d’oro e vive nella paura ossessiva che gli venga
sottratta; gliela ruba, in effetti, il servo di un giovane innamorato della
figlia, già promessa in moglie a un anziano benestante. La restituzione del
tesoro consentirà al giovane di sposare la ragazza.
·
Casina
“Casina”: Un vecchio e suo figlio vorrebbero entrambi godere dei favori di
una trovatella di nome Casina. Il vecchio tenta di darla in sposa al proprio
fattore, che dovrebbe poi mettergliela a disposizione, ma sua moglie organizza
una grottesca messa in scena facendo travestire da sposa un giovane scudiero;
così il vecchio finisce beffato, mentre Casina sarà riconosciuta libera epotrà sposare il figlio.
·
Menaechmi
“Menecmi”: Un giovane, durante un viaggio alla ricerca del fratello gemello
perdutosi da bambino, giunge nella città in cui questo abita; prima però che i
due s’incontrino e si riconoscano, si ha una lunga e complicata serie di
equivoci, perché i fratelli, eguali di nome e d’aspetto, vengono continuamente
scambiati l’uno con l’altro.
·
Miles
gloriosus “Il soldato fanfarone”: Un giovane, innamorato di una cortigiana,
riesce a sottrarla a un soldato con l’aiuto di un servo scaltro e di un
simpatico vecchio scapolo; il soldato, tronfio e sciocco, viene ripetutamente
ingannato e finisce beffato e bastonato.
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