mercoledì 10 agosto 2016

Plauto





Plauto nacque nel 250 a.C. a Sarsina e morì nel 184 a.C.. Di Plauto non sappiamo molto; sappiamo con sicurezza che nella sua carriera utilizzò diversi nomi: prima Macco, e successivamente Plauto. Iniziò l’attività di commediografo a partire dagli anni della seconda guerra punica. La fama di Plauto fu talmente grande che Marco Terenzio Varrone contò ben 130 commedie che circolavano sotto il suo nome. Le trame plautine sono quelle tipiche della commedia nuova greca, a cui appartenevano i modelli utilizzati dal poeta latino: si tratta di intrecci complicati ma anche molto ripetitivi. Ben sedici commedie su venti presentano, infatti, la medesima struttura fondamentale della trama: in posizione più o meno centrale all’interno dell’intreccio troviamo un giovane (l’adulescens) innamorato di una donna e ostacolato nel suo amore. L’ostacolo è rappresentato, se la ragazza è una cortigiana, dalla mancanza del denaro necessario per assicurarsi i suoi favori oppure, se la ragazza è onesta, da impedimenti di carattere familiare e sociale. L’adulescens lotta per far vedere i diritti della gioventù e dell’amore ed è validamente sostenuto da uno o più aiutanti: un giovane amico, un vecchio comprensivo, un parassita o, più spesso, un servo intelligente e audace. In molti casi la trama consiste in una serie di espedienti, di finzioni e d’inganni messi in opera dal servo per raggirare, truffare e turlupinare gli antagonisti del giovane innamorato: il padre avaro e severo, il lenone cinico e arrogante, o il soldato mercenario al servizio del re. Nell’immancabile lieto fine, il giovane e i suoi aiutanti hanno la meglio sugli antagonisti, e l’adulescens realizza i suoi desideri amorosi, talora conquistando semplicemente la cortigiana, in altri casi coronando nel matrimonio il suo amore per una ragazza libera, o che alla fine della commedia si rivela tale grazie al “riconoscimento”. È questo un topos frequentissimo nella commedia nuova greca. 

  Amphitruo “Anfitrione”: Giove, innamorato di Alcmena , assume le sembianze di suo marito Anfitrione, per unirsi con lei. La comicità nasce dagli equivoci causati dagli scambi di persona non solo tra Giove e Anfitrione, ma anche tra Mercurio e Sosia. 

·         Aulularia “La commedia della pentola”: Un vecchio avaro, Euclione, ha trovato un piccola pentola piena d’oro e vive nella paura ossessiva che gli venga sottratta; gliela ruba, in effetti, il servo di un giovane innamorato della figlia, già promessa in moglie a un anziano benestante. La restituzione del tesoro consentirà al giovane di sposare la ragazza. 

·         Casina “Casina”: Un vecchio e suo figlio vorrebbero entrambi godere dei favori di una trovatella di nome Casina. Il vecchio tenta di darla in sposa al proprio fattore, che dovrebbe poi mettergliela a disposizione, ma sua moglie organizza una grottesca messa in scena facendo travestire da sposa un giovane scudiero; così il vecchio finisce beffato, mentre Casina sarà riconosciuta libera  epotrà sposare il figlio.

·         Menaechmi “Menecmi”: Un giovane, durante un viaggio alla ricerca del fratello gemello perdutosi da bambino, giunge nella città in cui questo abita; prima però che i due s’incontrino e si riconoscano, si ha una lunga e complicata serie di equivoci, perché i fratelli, eguali di nome e d’aspetto, vengono continuamente scambiati l’uno con l’altro.

·         Miles gloriosus “Il soldato fanfarone”: Un giovane, innamorato di una cortigiana, riesce a sottrarla a un soldato con l’aiuto di un servo scaltro e di un simpatico vecchio scapolo; il soldato, tronfio e sciocco, viene ripetutamente ingannato e finisce beffato e bastonato.



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