Neoclassicismo
Il
classicismo, che affonda le proprie radici in una tradizione secolare, assume
una fisionomia specifica tra Settecento e Ottocento in concomitanza con alcuni
gravi rivolgimenti storici, quali la Rivoluzione francese e quella industriale,
che producono una nuova sensibilità culturale. A rinnovare l’interesse per il
mondo classico sono innanzitutto le scoperte di Pompei ed Ercolano, che
diffondono il giusto per raffigurazioni nitide e armoniose, dal forte rilievo
visivo. Nei suoi studi dell’arte antica, Johann Joachim Winckelmann vede nelle
opere classiche esempi di una bellezza ideale, intesa come dominio sulle
passioni e trasfigurazione della realtà in forme armoniche e composte: è la
teoria della bellezza che informa il gusto “neoclassico”, caratterizzato da una
nostalgica ammirazione dell’antico, concepito come una sorta di paradiso
perduto. All’affermazione del classicismo concorre la Rivoluzione francese, che
propone Atene, Sparta e Roma come modelli di libertà repubblicana e come
manifestazioni storiche di quegli ideali civili ed eroici che s’intende far
rivivere nel presente. Il regime napoleonico sfrutta poi questa tendenza
culturale in chiave scenografica e celebrativa, richiamandosi ai fasti dell’età
imperiale romana anziché alle virtù repubblicane. Le istanze più autentiche e
innovative del Neoclassicismo d’ispirazione winckelmanniana si colgono
piuttosto nella poesia di Ugo Foscolo, nella quale il mondo classico si
configura come “altrove” ideale, da vagheggiare e ricreare contro la barbarie
del presente.
Preromanticismo
Contemporaneamente
al Neoclassicismo compaiono manifestazioni culturali che preludono al
Romanticismo e sono perciò definite “preromantiche”. Esse esprimono in modo
diverso la medesima crisi di fondo e la medesima ansia di fuga dalla storia che
sono alla base del Neoclassicismo, esasperando la dimensione passionale e
soggettiva, esaltando il primitivo, il barbarico e l’esotico, prediligendo
atmosfera lugubri e selvagge. In Francia si diffonde un gusto sentimentale
grazie soprattutto al romanzo epistolare Giulia,
o la nuova Eloisa (1761) di Jean-Jacques
Rousseau, che contrappone la spontaneità dell’amore all’artificiosità delle
convenzioni sociali. In Germania il movimento dello Sturm und Drang (cioe del cenacolo di giovani intellettuali
inquieti e ribelli) esalta la
passionalità e concepisce l’arte come espressione del genio individuale, libero
da ogni regola; ne è testimonianza il romanzo epistolare I dolori del giovane Werther (1774)di Wolgang Goethe, in cui approda tuttavia a un superamento del
titanismo giovanile. La poetica sturmeriana è ben rappresentata inoltre da Friedrich Schiller, autore di opere,
come il dramma I masnadieri (1781),
pervase da un’ansia di libertà senza limiti, dal culto dell’individuo,
dall’insofferenza per la mediocrità borghese. In Inghilterra la sensibilità
romantica, intrisa di malinconia, è anticipata, intorno alla metà del
Settecento, dalla poesia cimiteriale di Edward
Young e di Thomas Gray. La
rievocazione di un suggestivo passato barbarico è al centro dei Canti di Ossian (1761), un insieme di
poemetti in prosa di James Macpherson
che compone mescolando canti della tradizione popolare con parti di propria
invenzione. La raccolta, attribuita al leggendario guerriero e bardo del III
secolo d.C. Ossian, ebbe straordinario successo e circolò anche in Italia nella
traduzione di Melchiorre Cesarotti.
Per tutte queste manifestazioni culturali che abbiamo elencato si suole parlare
di Preromanticismo, anche se questo termine è considerato come dei fenomeni
ancora del tutto interni alla cultura illuministica.
Johann Joachim Winckelmann
Johann
Joachim Winckelmann nacque in Prussia nel 1717 da una famiglia di umili
origini e seguì studi filosofici, letterari e artistici. Pubblicò i Pensieri sull’imitazione delle opere greche
nella pittura e nella scultura. Successivamente potè fare un viaggio a Roma
per studiare direttamente quei capolavori dell’arte di cui era entusiasta.
Visitò Pompei ed Ercolano, di cui era iniziata da pochi anni la riscoperta
archeologica. Di ritorno da un viaggio in Germania e in Austria fu assassinato
in una locanda a Trieste, per motivi sconosciuti.
Wolfgang Goethe
Wolfgang
Goethe nacque a Francoforte nel 1749 da una famiglia dell’alta
borghesia. Compì studi giuridici, esoterici, alchemici e cabalistici e si
interessò al panteismo di Giordano Bruno. Fu vicino al movimento dello Sturm und Drang e al suo individualismo
titanico. Ne è esempio il romanzo epistolare I dolori del giovane Werther, che esprime l’impossibilità
d’inserirsi nella mediocrità del mondo borghese. Il primo periodo weimariano
vede il persistere della tensione romantica giovanile. Nel 1786 si verifica una
svolta fondamentale nell’esperienza intellettuale di Goethe: compie un viaggio
in Italia, considerata da lui come la bellezza serena e solare del mondo
classico. L’esperienza verrà narrata quarant’anni dopo nel Viaggio in Italia, opera che segna il passaggio dal titanismo
passionale del periodo giovanile ad un ideale di misura intellettuale,
sentimentale e classica. Nella sua lunga esistenza Goethe sperimentò tutti i
generi, dalla lirica alla tragedia del romanzo ed attraversò tutte le
esperienze spirituali di un periodo centrale della storia culturale moderna.
Comprese che la Rivoluzione francese avrebbe iniziato una fase nuova della
storia, ma anche verso di essa ebbe un atteggiamento distaccato.
Friedrich Schiller
Friedrich Schiller nacque
a Stoccarda nel 1759 da un modesto ufficiale, frequentò l’Accademia militare,
dove studiò Giurisprudenza e Medicina. Giunse alla fama giovanissimo con un
dramma, I masnadieri, che si colloca
nel clima culturale dello Sturm und Drang
ed è caratterizzato da un’ansia di libertà senza limiti. L’incontro con
Goethe fece maturare in lui una svolta verso il classicismo, percorso sempre,
però, da tensioni romantiche. Scrisse diverse opere, in cui propone la distinzione
tra la poesia degli antichi, espressione di un rapporto armonico col mondo
naturale, e la poesia moderna. La fama di Schiller fu però affidata
principalmente alle suo opere drammatiche, concepiti come espressione di alte
idealità, la libertà, la giustizia, il bello e il buono, con intenti educativi
ed etico-politici. Morì a Weimar nel 1805.
Vincenzo Monti
Vincenzo
Monti nacque nel 1754 in Romagna, studiò in seminario e poi
all’Università di Ferrara. L’esercizio letterario gli attirò subito la fama e
gli valse la protezione di potenti personaggi. Grazie all’appoggio del legato
pontificio in Romagna, ottenne una sistemazione a Roma. Nella sua prima
produzione prevale il gusto arcadico e classicheggiante, anche laddove il poeta
riprende tematiche preromantiche (Pensieri
d’amore) o esalta con entusiasmo illuministico le conquiste della scienza.
Una certa propensione per i toni cupi e per l’orrido, di ascendenza
preromantica, affiora invece nella Bassvilliana
(1793), un poemetto che descrive gli orrori rivoluzionari in Francia. Negli
anni successivi alla Rivoluzione, Monti non esita a correggere le proprie
posizioni politiche a seconda della situazione, facendosi cantore del cesarismo
napoleonico, con opere che si collocano nel filone del classicismo scenografico
e celebrativo, e collaborando con i nuovi dominatori austriaci dopo la
Restaurazione.
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