Una definizione, molti aspetti
Un processo di radicale trasformazione
La
prima rivoluzione industriale fu il risultato di un insieme di innovazioni
economiche e sociali che furono in grado di mutare la vita dell’uomo in tutti i
suoi aspetti. Questo fenomeno ebbe inizio in Inghilterra alla fine del Settecento. Nell’arco di un secolo,
l’agricoltura venne superata dall’industria. Le città crebbero rapidamente e la popolazione complessiva raddoppiò.
La prima rivoluzione industriale ebbe inizio in Inghilterra per diversi
fattori:
·
Con
la rivoluzione inglese si diffuse la libera
circolazione delle merci;
·
Si
creò un efficiente rete di trasporti;
·
Si
diffusero le recinzioni (già
affermatesi nel Cinquecento), che portarono ad ingenti capitali da investire;
·
Vennero
allontanati i contadini di villaggi
agricoli, che dovettero intraprendere un nuovo lavoro nelle città;
·
Con
la colonizzazione, l’Inghilterra dispose di un grande mercato internazionale per la vendita dei suoi prodotti;
·
L’isola
era ricca di materie prime (come
carbone e ferro);
·
L’Inghilterra
detenne un primato indiscusso nell’ambito delle più importanti scoperte tecnico-scientifiche.
Lo sviluppo degli altri paesi
Subito
dopo l’Inghilterra, un altro paese colpito dalla prima rivoluzione industriale
fu il Belgio. Questo paese fu
oggetto della rivoluzione per un notevole sviluppo agricolo, commerciale,
minerario,… Poi seguirono la Svizzera, la
Francia e la Germania. Quest’ultima utilizzò le “banche d’affari” per aumentare l’apparato produttivo. Sempre nello
stesso periodo altri stati furono influenzati dalla rivoluzione industriale, tra
cui: gli Stati Uniti, il Giappone, la Russia e l’Italia.
Due fondamentali periodi
La
prima rivoluzione industriale, comunque, si può dividere in due momenti:
·
Il
primo periodo, che fu caratterizzato
dall’espansione della produzione
tessile;
·
Il
secondo periodo che, invece, fu
caratterizzato dalla nascita delle ferrovie
e dallo sviluppo del settore siderurgico.
Nonostante
questa divisione, però, l’intero sviluppo del sistema produttivo industriale si
manifestò con una ciclicità.
Scienza e tecnica
La
rivoluzione industriale, tuttavia, non sarebbe stata possibile senza innovazione tecnologica. Questa
innovazione, però, può derivare da due storie diverse:
·
da
un lato quella dei tecnici, uomini
magari privi di cultura, ma molto geniali;
·
dall’altro
quella degli scienziati.
La meccanica del settore tessile
Il
primo settore ad essere influenzato dalla rivoluzione industriale fu quello tessile, in quanto vi fu l’introduzione
di una nuova macchina che aumentasse la produzione. Questa macchina tuttavia
causava una “strozzatura” del
processo produttivo, ovvero un obbligo di creare un’altra invenzione per poter
continuare. La sequenza delle innovazioni si fa generalmente iniziare con
l’invenzione della spoletta volante
che permise di quadruplicare la produttività del telaio. Tuttavia la vera e
propria innovazione si ha con i filatoi
idraulici che sostituirono quelli azionati manualmente facendo così
aumentare la produttività. Con tutte queste innovazioni, si vennero a creare le
prime fabbriche situate in luoghi
dove si potevano sfruttare i corsi d’acqua.
Il caso della chimica
Le
innovazioni non erano semplicemente collegate alle conoscenze scientifiche, ma
anche chimiche. Infatti, la produzione di tessuti richiedeva l’utilizzo di
telai meccanici: era questo, ad esempio, il caso del candeggio, cioè il processo per sbiancare la lana, o la tintura dei
tessuti.
La macchina a vapore
Le
conoscenze scientifiche portarono allo sfruttamento di nuove fonti di energia. In questo campo, la maggior innovazione fu
l’invenzione della macchina a vapore, che
consentì l’utilizzo dell’energia chimica del carbone. Questa macchina venne
inventata da Thomas Newcomen e, successivamente, migliorata da James Watt. La macchina a vapore ebbe
un influenza notevole sulla diffusione della prima rivoluzione industriale,
perché era in grado di essere utilizzata nei più svariati settori. Con la sua
applicazione tutto cambiò:
·
nelle
attività minerarie, poiché la
macchina a vapore consentì l’introduzione di aria nelle miniere e di
prosciugare l’acqua nei pozzi;
·
nell’agricoltura, con l’introduzione delle
macchine agricole;
·
nell’industria, con la possibilità di
situare le fabbriche anche nelle città.
Il problema degli investimenti
Inizialmente
lo sviluppo dell’industria inglese fu sostenuto da capitali provenienti dalle
attività agricole e commerciali. Però ben presto si passò all’autofinanziamento, cioè al
reinvestimento, da parte delle imprese, dei profitti ottenuti. Successivamente
si ricorse a nuove forme d’investimento, arrivando alla nascita delle società per azioni: il capitale di
un’azienda venne suddiviso in tante quote, dette azioni, che venivano acquistate. La Borsa divenne, così, lo specchio dell’economia del paese. Infine
un’ulteriore innovazione fu portato dalla nascita della ferrovia e della siderurgia,
che implicava un’immensa disponibilità di capitali. Ciò coinvolse sempre di più
le banche e lo Stato. Questa evoluzione avvenne gradualmente in Inghilterra,
mentre negli altri paesi non fu così.
Il prodigio della macchina a vapore
I primi tentativi: la macchina di Newcomen
La macchina a vapore venne inventata per
pompare acqua dal fondo delle miniere. Questa macchina però aveva un grande
difetto, cioè lo spreco eccessivo di vapore. Chi comprese e corresse questo
difetto fu James Watt che rese la macchina a vapore uno strumento
universalmente utilizzabile.
Il successo: la macchina di Watt
James Watt proveniva da una famiglia
scozzese di non comune cultura. A 19 anni si trasferì a Londra per lavorare in
una bottega, ma fu richiamato in Scozia per perfezionare la macchina a vapore
di Newcomen. Dopo un attento studio Watt ne comprese il difetto, cioè scoprì
che la macchina di Newcomen consumava più vapore di quello che la caldaia
produceva. Watt chiese e ottenne il brevetto
per modificarla, ma l’inventore non aveva i soldi per produrre una nuova
macchina. Così Watt cominciò a lavorarci in ritardo, ottenendo però notevoli
risultati.
Dalla locomotiva alla ferrovia
All’inizio
dell’Ottocento l’inglese Richard
Trevithick costruì un prototipo di locomotiva a vapore. Vennero apportati
numerosi miglioramenti, ma fu sicuramente George
Stephenson a portare un notevole miglioramento tecnologico al treno, anche
grazie alla nascita dei binari. Nel 1825 la locomotiva di Stephenson
inaugurò la prima linea commerciale
per il trasporto esclusivo di merci e successivamente venne
inaugurata invece la prima linea per il trasporto
dei passeggeri. Quindi Stephenson fondò la prima fabbrica di locomotive.
Le risorse umane e la questione sociale
Il ruolo degli imprenditori
L’imprenditore
è una persona che gestisce un'attività economica d'impresa assumendosi il
cosiddetto rischio d'impresa. Alcuni studiosi si sono richiamati alle tesi di Max Weber. Secondo Weber la mentalità protestante è particolarmente
adatta allo sviluppo industriale. Altri studiosi hanno sottolineato il ruolo
dell’istruzione, con lo sviluppo
delle scuole tecniche. Altri ancora hanno posto in evidenza il ruolo delle minoranze, il cui spirito
imprenditoriale è sollecitato dall’essere escluse da forme più garantite di
guadagno.
La città e la questione sociale
La
diffusione delle fabbriche anche nelle città favorì un accrescimento della popolazione urbana. Emblematico fu il
caso di Manchester, la capitale
dell’industria cotoniera. È facile immaginare la situazione drammatica che si
venne a creare in queste città. In pochi anni furono costruiti dei veri e
propri quartieri. Le drammatiche condizioni delle classi sociali inferiori
furono al centro dell’attenzione dei più importanti politici e teorici: è
appunto a questo problema che venne dato il nome di questione sociale.
La condizione operaia
Ancora
più drammatica era la condizione dei lavoratori nelle fabbriche: la durata
della giornata lavorativa era
massacrante, gli operai lavoravano in ambienti malsani ed erano uno strumento
delle macchine. Anche le donne e i bambini venivano sottoposti a queste dure
condizioni. Principalmente nell’industria tessile, l’impiego di manodopera minorile e femminile fu
massiccio. Le donne e i bambini venivano assunti per convenienza economica e per la maggiore docilità nell’eseguire il lavoro richiesto. Quindi con l’avvento
della rivoluzione industriale la situazione dei lavoratori peggiorò
notevolmente.
Le prime forme di protesta: il luddismo
All’inizio
dell’Ottocento, la protesta operaia si manifestò con la distruzione delle
macchine. Questi atti di vandalismo presero il nome di luddismo. La zona maggiormente colpita fu il Nottinghamshire, in
quanto era molto più arretrata per quanto riguarda l’aspetto tecnologico. Per
spiegarne il motivo bisogna ricordare il blocco
continentale posto da Napoleone contro i commerci inglesi. Inoltre occorre
tener presente che l’unico modo che gli operai avevano per protestare era la
distruzione delle macchine. In ogni caso, il luddismo venne represso
drasticamente con numerosi soldati e con l’approvazione di una legge che
condannava i luddisti alla pena di morte.
Inoltre, negli anni Venti e Trenta dell’Ottocento sorsero le prime
organizzazioni sindacali a difesa dei lavoratori e si diffusero nuovi strumenti
di lotta, come lo sciopero.
Le donne in fabbrica
Mai in concorrenza con gli uomini
L’ingresso
delle donne nel mondo del lavoro fu una novità sconvolgente per quel tempo. Il
lavoro in fabbrica era ritenuto incompatibile con il ruolo della donna non solo
perché contrastava con la tradizione, che attribuiva alla donna la funzione di
madre e di addetta alla cura della casa, ma anche perché si temeva che potesse
portare le donne a dei comportamenti immorali. Tuttavia nelle fabbriche si diffuse
una visione dualistica dell’ordine
industriale: le donne erano al servizio degli uomini, mai in concorrenza con
essi.
Ai margini del movimento operaio
In
fabbrica, le donne erano generalmente sottoposte a capi rudi, pronti ad abusare
di loro. Il loro corpo era percepito dai maschi come un possesso comune. Questa
manodopera giovane era vittima di un continuo assillo sessuale denunciato dalle
donne come una forma di “nuova feudalità”.
Le donne erano anche nel movimento
operaio che aveva costruito la sua identità in modo virile con
l’esaltazione della forza fisica. L’attività sindacale presupponeva
disponibilità di tempo, possibilità finanziare, l’abitudine a intervenire nei
pubblici dibattiti. I primi scioperi
delle donne aveva un semplice obiettivo: migliorarle condizioni di lavoro.
Ma lo sciopero femminile si differenziava da quello maschile, in quanto spesso
assumeva il ruolo di una fuga, di una festa. Poco sostenute vedevano i loro
scioperi fallire.
Agricoltura e demografia
La rivoluzione agricola
Anche
la produzione agricola segnò un notevole e diffuso incremento, soprattutto in
Gran Bretagna, Francia e Germania. Ciò si verificò grazie a tre principali
fattori:
·
la
progressiva liberazione dei contadini da
ogni vincolo feudale nei confronti dei nobili, che portò all’ampliamento delle
terre coltivate;
·
l’affermazione
di nuove tecniche di coltivazione e di rotazione
delle colture: si passò dalla rotazione
triennale in cui si lasciava sempre un campo a riposo, alla rotazione quadriennale, in cui il campo
prima lasciato a riposo veniva suddiviso e coltivato. Questo cambiamento venne
accompagnato anche dalla produzione di concimi
artificiali;
·
l’utilizzo
delle macchine agricole per la
strutturale mancanza di manodopera.
Per
quanto riguarda l’Inghilterra va ricordato che venne abbandonato il sistema
tradizionale, i cui fondamenti erano:
·
i
campi aperti: campi non recintati di
proprietà individuale;
·
i
campi chiusi: campi recintati di
proprietà individuale dove i proprietari decidevano liberamente il tipo di coltivazione;
·
le
terre comuni: campi non recintati di
proprietà comune.
Fra
il Seicento e il Settecento venne portato a termine il processo delle recinzioni. Nelle fattorie più
sviluppate si potè assistere alla diffusione dell’aratro industriale e alla
nuova tecnica di disposizione dei semi.
Una civiltà “idrovora”
Nell’epoca
della rivoluzione industriale, il mondo rurale dovette affrontare un problema
nuovo, la necessità d’acqua.
All’inizio il bisogno di acqua indusse gli industriali a costruire le fabbriche
vicino le rive dei fiumi. Ma
successivamente fu l’acqua ad essere portato alle fabbriche, tramite canali.
Esisteva poi il problema opposto: liberarsi degli scarti delle lavorazioni, con cui si avvelenarono i fiumi e i
ruscelli.
La rivoluzione demografica
A
partire dalla metà del Settecento, lo sviluppo demografico fu ininterrotto. In Europa l’aumento della popolazione fu
particolarmente accentuato. Le principali cause di questa ininterrotta crescita
demografica furono soprattutto la diminuzione del tasso di mortalità e il prolungamento della vita media. Per questo si parla di rivoluzione demografica, perché la rivoluzione industriale terminò
il definitivo tramonto del regime
demografico dell’antico regime. Ad esso si sostituì il regime demografico industriale, non più ciclico ma caratterizzato
alla veloce crescita della popolazione.
Le cause del calo di mortalità
Il
calo di mortalità del Settecento viene ricondotto a diverse cause: la mortalità
dovuta alle guerre, lo sviluppo della medicina e dell’igiene, e anche un
miglioramento dell’alimentazione a causa delle innovazioni agricole. La
differenza dell’aumento demografico fu legata anche ai diversi modelli di
sviluppo industriale:
·
l’Inghilterra conobbe un eccezionale e
tumultuoso progresso, che ebbe come conseguenza l’aumento delle nascite;
·
la
Francia seguì una crescita lenta e
costante con analogo andamento demografico;
·
gli
Stati Uniti rappresentarono un caso
ancora diverso, in quanto l’incremento demografico fu determinato
prevalentemente dall’immigrazione.
L’alimentazione dei poveri
L’affermazione della patata e del mais
Le abitudini alimentari erano strettamente legate alle produzioni
locali. L’alimentazione di base era costituita da minestre di verdura e pane.
Fu la fame a favorire l’affermazione della patata
e del mais. Infatti anche la polenta divenne la base
dell’alimentazione dei contadini dell’Italia del Nord. Invece nell’Italia
centro-meridionale l’alimento che maggiormente si diffuse fu la pasta. In allegato vi metto il link per quanto riguarda la seconda rivoluzione industriale: http://gossipofvips.blogspot.it/2016/08/la-seconda-rivoluzione-industriale.html
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