mercoledì 10 agosto 2016

Terenzio





Terenzio nacque a Cartagine, in Africa, nel 185 a.C.. Venne a Roma come schiavo di un senatore, Terenzio Luciano, il quale lo fece istruire come un uomo libero e poi lo liberò. Il poeta, una volta libero, assunse il nome del padrone e chiamò Publio Terenzio Afro. Sarebbe stato incolpato di fare da prestanome ai suoi potenti protettori, che sarebbero stati i veri autori delle sue commedie. L’opera di Terenzio è considerata frutto della spiritualità del circolo degli Scipioni, ma in realtà tutte le opere terenziane furono scritte prima dell’incontro del poeta con Scipione l’Emiliano.  Quindi la sua spiritualità era un’anticipazione della sua pensiero ideale. Terenzio scrisse sei commedie, portate in scena da Lucio Ambivio Turpione. Queste commedie furono: l’Andria, l’Hecyra, l’Heautontimorumenos, l’Eunuchus, il Phormio e gli Adelphoe. Terenzio, dopo aver scritto l’ultima commedia, partì per un viaggio in Grecia e in Asia Minore da cui non tornò più. Non si sanno le cause della morte, ma si sa che morì nel 159 a.C.

I rapporti con i modelli greci

Per quanto riguarda i riferimenti a cui Terenzio ha attinto per le sue opere sappiamo che attinse a Menandro, Filemone e Difilo; ma soprattutto per le commedie sappiamo che: per l’Andria, l’Heautontimorumenos, l’Eunuchus e gli Adelphoe attinse a Menandro, che era considerato il massimo esponente della commedia nuova; invece, per quanto riguarda l’Hecyra e il Phormio attinse a Apollodro di Caristo. Tutti i nomi delle commedie, tranne il Phormio, sono traslitterazioni dei nomi greci. La particolarità che emerge immediatamente dalla lettura delle commedie di Terenzio è senza dubbio la fedeltà agli originali greci, che invece in Plauto mancava. Inoltre Terenzio adottò la tecnica della “contaminatio”, cioè l’inserimento di una o più scene prese da un altro testo greco. Un’altra notevole innovazione rispetto a Menandro e a Plauto è l’uso che fa Terenzio del prologo, che usa per parlare del suo modo di fare poesia e per rispondere alle critiche di cui era oggetto. Terenzio costituisce un elemento di distacco da Plauto in quanto nelle sue opere c’è la mancanza, quasi assoluta, di pezzi cantati. Per quanto riguarda il linguaggio sceglie di usare un linguaggio medio, caratterizzato da una selezione di vocaboli. Non troviamo in lui l’esuberanza verbale di Plauto; i giochi di parole sono pochissimi e la parodi del linguaggio tragico è quasi assente. Come Menandro, Terenzio riduce i tratti buffoneschi, evita i modi troppo volgari, che invece erano presenti in Plauto. Ovviamente questo stile pacato, elegante e uniforme poteva apparire povero nei confronti della creatività di Plauto.

Le commedie terenziane: la costruzione degli intrecci

Anche nelle commedie terenziane al centro della vicenda c’è uno o più amori ostacolati che dopo una serie di peripezie, si realizzano felicemente. Anche qui, come in Plauto, troviamo i soliti personaggi, come l’adulescens, gli schiavi, le cortigiane, i parassiti…, ma anche gli stereotipi, come gli inganni e gli equivoci. L’Andria racconta la storia di un giovane, Panfilo, innamorato di una ragazza, Glicerio, che vive presso una cortigiana. Però il padre del giovane vuole che il figlio sposi Filumena, figlia di un vicino di casa, amata a sua volta da Carino. Alla fine Glicerio ha un bambino e può sposarsi con Panfilo, mentre Filumena sposerà Carino. L’Hecyra tratta la storia di Panfilo che tornato da un viaggio scopre che la mogli ha avuto degli screzi con la suocera ed è tornata dai genitori. In realtà FIlumena dà alla luce un bambino che è frutto della violenza subita di Filumena da uno sconosciuto prima delle nozze. Ma la madre di Filumena riconosce aldito della cortigiana Bacchide un anello strappato alla figlia dal suo violentatore e così Bacchide rivela che l’anello le era stato regalato da Panfilo. Quindi il giovane è colui che violentò la sua futura moglie e nonché padre del bambino e quindi il matrimonio si ricompone felicemente. L’Heautontimorumenos racconta di un vecchio, Menedemo, che conduce una vita di privazioni e di fatiche per punirsi di aver ostacolato l’amore del figlio Clinia per una ragazza povera. Clinia ritorna all’insaputa del padre ed è ospitato dall’amico Clitifone, innamorato di una cortigiana. Dopo degli equivoci si scopre che la fanciulla amata da Clinia è la sorella di Clitifone. L’Eunuchus ha come protagonista una cortigiana, Taide, che è contesa dal ricco soldato Trasone e dal giovane Fedria. Il soldato porta in dono all’amante una schiava, Panfila. Il fratello di Fedria, Cherea, si introduce a casa di Taide e seduce Panfila. Alla fine, Cherea potrà sposare Panfila e Taide resterà con Fedria. Il Phormio ha come tema l’amore tra due adulescens che, aiutati da uno schiavo e dl parassita Formione, riescono l’uno a conquistare una cortigiana, l’altro a sposare una ragazza senza dote che alla fine è riconosciuto di buona famiglia. L’Adelphoe racconta la storia di due fratelli Demea e Micione che hanno allevato, secondo metodi educativi opposti, i due figli di Demea, Ctesifone ed Eschino, quest’ultimo adottato da Micione. Ctesifone è innamorato di una cortigiana e riesce a sottrarla al lenone con l’aiuto di Eschino. Eschino ha a sua volta una relazione clandestina con una ragazza povera e sta per avere un figlio da lei. Ma alla fine i due adulescens riescono a realizzare i loro amore.   L’Andria, l’Heautontimorumenos e gli Adelphoe sono accomunati dalla centralità del tema del rapporto tra padri e figli. Inoltre tutte e tre le commedie presentano due adulescens innamorati. 

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