mercoledì 10 agosto 2016

Rivoluzione Francese


La crisi dell’antico regime in Francia

La situazione economica e sociale
Alla fine del 700 l’economia francese era agricola e più arretrata di quella inglese. I nobili imponevano ai contadini pesanti percentuali sul raccolto. I tre ordini (Terzo Stato, nobiltà e clero) non erano omogenei al loro interno, poiché esistevano numerose differenze. Ma molto più evidente era la divisione tra nobiltà-clero e Terzo Stato.
La crisi finanziaria
Nella seconda metà del 700 la Francia subì una grave crisi finanziaria dello Stato, causata dalle notevoli spese militari, per il mantenimento della corte e per le rendite dei nobili. La direzione delle finanze fu affidata a Jacques Necker, che finanziò la politica di Luigi XV. Questo tentò di risanare le finanze per salvare la monarchia, ma riuscì solo a far indebitare lo Stato. Per la prima volta Necker pubblicò il bilancio della nazione per farlo conoscere ai sudditi, ma questo fu modificato per nascondere i debiti dello Stato. Venne scoperto e si dovette dimettere. Dopo, i suoi successori compresero che l’unica soluzione era una riforma radicale che estendesse le imposte anche ai ceti privilegiati, ma si ottenne solo che la nobiltà fece pressioni al re Luigi XVI per convocare gli Stati generali.
La rivoluzione: il risultato di cause diverse
La crisi dell’antico regime sfociò in Francia con una rivoluzione, cioè con un cambiamento del sistema politico e sociale che interessò tutta la popolazione. Questo violento cambiamento tentò di cancellare gli abusi e i privilegi della società del 700. Questa rivoluzione fu influenzata dal pensiero illuminista e dalla rivoluzione americana. Quindi gli ideali che si diffusero con la rivoluzione furono i valori di libertà, uguaglianza e rappresentanza della borghesia. Dalla Francia la rivoluzione si diffuse in tutta Europa e si concluse con la privazione dei privilegi del clero, della nobiltà e del potere assoluto dei re.  

Dagli Stati Generali all’Assemblea Costituente (1789-90)

I cahiers de doléances
Il re decise di chiedere ai sudditi di esprimere le loro esigenze nei quaderni di lamentele per fornire agli Stati Generali informazioni sui problemi della nazione. Le maggiori richieste furono quelle di abolire i diritti signorili, di elaborare una costituzione e di uguaglianza fiscale. Così si vennero a creare nello stesso momento tre rivoluzioni parallele:
  • La rivoluzione “parlamentare” dei rappresentati del Terzo Stato, che volevano abolire lo Stato assoluto ed emanare quindi una Costituzione.
  • La rivoluzione dei sanculotti delle città con cui il popolo si unì alla borghesia.
  • La rivoluzione dei contadini che si ribellarono assalendo i castelli dei nobili.
La convocazione degli Stati Generali
Quando Luigi XVI convocò gli Stati Generali, per prima cosa si affrontò il sistema di votazione delle delibere che sarebbero state assunte.
  • Gli aristocratici e il clero volevano che ciascun ordine esprimesse un solo voto (insieme).
  • Il Terzo Stato invece chiedeva che ogni persona potesse votare.
SI creò quindi un clima di tensione, alimentato dal fatto che il re aveva organizzato le riunioni a Versailles e la costrizione di indossare abiti adeguati al proprio ceto sociale.
L’Assemblea Nazionale
Di fronte al rifiuto di votare a persona, il Terzo Stato si ribellò creando l’Assemblea nazionale. Luigi XVI reagì facendo chiudere la sala in cui si riunivano gli Stati Generali, ma i rappresentanti del Terzo Stato entrarono comunque, unendosi con il clero e la nobiltà formando l’Assemblea Nazionale Costituente. Con quest’ultima la Francia si avviava verso il superamento dell’assolutismo.
La presa della Bastiglia
Luigi XVI non seppe sottrarsi all’influenza della corte e della regine, per questo fece entrare a Versailles reparti militari. Si diffuse così l’idea di un complotto aristocratico contro l’Assemblea Nazionale. Il 13 luglio venne preso d’assalto il municipio e il giorno dopo il popolo assalì e distrusse la Bastiglia (carcere politico), dando inizio alla rivoluzione. Così venne organizzata una Guardia Nazionale, costituita da volontari. Da questo evento si diffusero rivoluzioni contadine in tutto il paese generando grande paura.
L’abolizione degli obblighi feudali
Le rivoluzioni contadine preoccupavano l’Assemblea Costituente, che decise di abolire le corvées e gli altri obblighi feudali dei contadini, dietro pagamento di un riscatto in denaro. Ma molti contadini non possedevano il denaro necessario per pagare il riscatto e quindi le agitazioni si protrassero finché non vennero aboliti del tutto. Infine l’Assemblea Costituente divise il territorio nazionale in 83 dipartimenti con uguali doveri.
La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
L’atto più famoso dell’Assemblea Costituente fu l’approvazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, sul modello della Dichiarazione d’Indipendenza Americana. Questo testo è formato da 17 articoli in cui vengono proclamati i diritti alla vita, alla libertà, all’uguaglianza e alla proprietà dell’uomo.
Le giornate di ottobre
Luigi XVI nel frattempo non aveva smesso di contrastare i lavori dell’Assemblea Costituente, anzi si era rifiutato di firmare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, suscitando la protesta delle donne e della Guardia Nazionale. Vista la protesta, Luigi XVI accettò di firmare e fu proclamato re dei Francesi ma non possedeva un potere assoluto.
La requisizione dei beni del clero
Uno dei problemi principali per la Francia era il deficit del bilancio statale. Così l’Assemblea Costituente decise di requisire i beni del clero.
La Costituzione civile del clero
Inoltre l’Assemblea Costituente creò una Costituzione civile del clero, in cui si stabiliva che parroci e vescovi diventassero dipendenti stipendiati dello Stato, fossero eletti dai cittadini e giurassero fedeltà alla Costituzione. Ma papa Pio VI non voleva accettare queste condizioni e la sua condanna della Costituzione civile del clero determinò una frattura all’interno della Francia: quella tra il clero costituzionale (che giurò fedeltà alla Costituzione) e il clero refrattario (che rimane invece obbediente al papa).

La Costituzione del 1791

La fuga del re
Subito dopo la presa della Bastiglia, cominciarono le fughe e le emigrazioni all’estero dei nobili che non accettavano la nuova politica e che, quindi, volevano creare un’organizzazione armata per combattere il nuovo regime. Il tentativo di fuga più significativo fu quello del re Luigi XVI, che si travestì da servo per abbandonare la Francia, ma fu scoperto. Per superare lo scandalo della fuga del re, si pensò addirittura di diffondere l’idea che Luigi XVI fosse stato rapito, ma la tesi era insostenibile. 
I club politici
Le fazioni rivoluzionarie si erano organizzate in club, tra cui il più importante era quello dei giacobini, guidato da Robespierre. All’inizio i giacobini erano fautori di una monarchia costituzionale, poi però si attestarono su posizioni repubblicane diventando foglianti. Inoltre si distinse anche il club dei cordiglieri che chiedevano non solo la repubblica, ma anche aumenti dei salari.
La Costituzione del 1791
Tra i diversi club e i rappresentanti dell’Assemblea Costituente si aprì un dibattito per decidere che tipo di Stato scegliere. I moderati pensavano ad un sistema monarchico con 2 Camere. Invece, i radicali rifiutavano questa proposta. La Costituzione del 1791 rappresentò un compromesso, in cui si accolse il diritto di veto da parte del re sul Parlamento. Da Locke e di Montesquieu fu ripreso il principio della separazione dei poteri, per cui la Costituzione attribuì il potere legislativo all’Assemblea elettiva e quello esecutivo al re. I moderati, inoltre, ottennero il diritto di voto censitario, basato sulla divisione della società in tre parti, affinché potessero votare anche quelli con un reddito minimo. Così una volta approvata la Costituzione, l’Assemblea Costituente si sciolse formano l’Assemblea Legislativa.
La cittadinanza delle donne
Sia la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino sia la Costituzione non concessero diritti civili e politici alle donne, nonostante il fatto che le donne parteciparono alle rivoluzioni. Significativo fu il coraggio di un’autrice francese che riscrisse la Dichiarazione dei diritti tutta al femminile, in cui veniva riconosciuta la superiorità della donna rispetto all’uomo. Quindi si affermava che tutte le cittadine e tutti i cittadini dovevano concorrere alla volontà generale.

La Francia in Guerra

Le rivolte sociali
La radicale rivoluzione, che portò alla formazione dell’Assemblea Legislativa e all’emanazione della Costituzione, fu causata da eventi esterni alla vita parlamentare. Innanzitutto la crescita delle rivolte sociali attuate dall’Assemblea, in risposta alle rivendicazioni dei contadini, portò all’abolizione dei diritti feudali ancora in vigore.
La Francia in guerra
Un secondo grande problema riguardava la politica estera. La Francia si sentiva minacciata da una congiura internazionale controrivoluzionaria attuata dall’Austria e dalla Prussia, e per questo l’Assemblea Legislativa si divise al suo interno in: girondini (cioè i deputati provenienti dal dipartimento della Gironda, che difendevano gli interessi commerciali delle città della costa), moderati (che pensavano che una vittoria militare avrebbe consolidato il loro governo) e giacobini (con Robespierre che si resero conto che la Francia non era in grado di sostenere un conflitto con le grandi potenze). Dopo di questo l’Assemblea Legislativa approvò la Dichiarazione di guerra all’Austria e alla Prussia.
La caduta della monarchia
A questo punto i sanculotti divennero i protagonisti della rivolta. Invasero la residenza del re e costrinsero Luigi XVI a bere alla salute della rivoluzione. Durante queste invasioni, la Prussia avanzava e l’Assemblea Nazionale dovette dichiarare la patria in pericolo. Questa minaccia affrettò la fine della monarchia e spinse nuovamente i sanculotti ad assalire le prigioni massacrando nobili, preti e delinquenti procurando delle stragi.

La Convenzione (1792-93)

Gli schieramenti all’interno della Convenzione
Nel 1792 si formò la Convenzione, eletta a suffragio universale maschile, che avviò una nuova Costituzione. La convenzione era composta da 749 deputati divisi in: girondini (favorevoli a soluzioni moderate), montagnardi (favorevoli alla repubblica e alla democrazia ) e pianura (priva di un orientamento politico).
La condanna a morte di Luigi XVI
In questo stesso periodo gli eserciti sconfissero a Valmy l’esercito prussiano. Grazie a questa vittoria vi fu l’abolizione della monarchia e la proclamazione della repubblica. Restava, quindi, soltanto da prendere la decisione di cosa farne del re. La Convenzione votò la condanna a more di Luigi XVI, che venne ghigliottinato nel 1793.
La prima coalizione (1793-95)
Mentre Robespierre voleva porre fine alla guerra, i girondini la volevano espandere per conquistare nuovi territori. A causa di questa espansione i Francesi ottennero, però, la disapprovazione degli stati europei, che temevano la stessa sorte. Per questo si venne a creare la prima coalizione che levò alla Francia le terre appena conquistate.
La ribellione nella Vandea
Il fenomeno più grave che la Convenzione dovette affrontare fu la ribellione della Vandea, un dipartimento della Francia occidentale. Fu proprio in Vandea che molti contadini diedero vita a un enorme e violento movimento armato controrivoluzionario. Ai contadini si unirono presto i nobili e il clero refrattario. A causa di ciò i girondini si trovarono in difficoltà e si vennero ad affermare i giacobini.

Il Terrore (1793-94)

La sconfitta dei girondini
Durante il conflitto tra girondini e giacobini, la Convenzione istituì un Tribunale Rivoluzionario per giudicare i sospettati, ma nel 1793 i sanculotti circondarono la Convenzione che chiesero l’arresto di trenta deputati girondini. Da quel momento la Convenzione fu dominata dai giacobini.
La Costituzione del 1793
Nel 1793 la Convenzione approvò una nuova Costituzione che affermava che lo Stato era una repubblica, che veniva istituito il suffragio universale maschile e che il potere legislativo era affidato a un’assemblea eletta dai cittadini. Tuttavia questa Costituzione non entrò mai in vigore, perché i giacobini rinviavano continuamente le elezioni per creare un Comitato di salute pubblica.
Il Terrore
In questo contesto un ruolo significativo venne occupato da Robespierre, che adottò misure fortemente repressive nei confronti dei suoi oppositori. Con lui in Francia iniziò il cosiddetto periodo di Terrore, in cui venne approvata la “legge dei sospettati”. Quindi il governo giacobino assunse tutte le caratteristiche della dittatura. 
La politica di scristianizzazione
Un aspetto importante del periodi di Terrore fu la politica di scristianizzazione, secondo cui le chiese vennero chiuse al culto cristiano e utilizzate per una nuova religione, i simboli del cristianesimo vennero distrutti e venne creato un nuovo calendario repubblicano dove non vi comparivano i nomi del santi.
Il colpo di Stato del 9 termidoro
Robespierre inasprì la politica del Terrore eliminando anche gli oppositori interni alle forze rivoluzionarie. Infine, accusato di avere ambizioni da tiranno, fu estromesso dal potere e ghigliottinato nel 1794. Dopo la sua morte, toccava ai termidoriani condurre la Francia a un nuovo ordine.

Il Governo del Direttorio (1795-99)

La reazione termidoriana
Il colpo di mano con Robespierre e i suoi collaborati aprì una fase di reazione della borghesia benestante alla politica dei giacobini. I giacobini vennero rimossi da ogni incarico politico e amministrativo ed il loro club fu sciolto. Si diffuse il fenomeno della gioventù dorata, associazione di giovani benestanti, che fece scatenare il Terrore Bianco con veri e propri massacri dei giacobini e dei preti rivoluzionari.
La Costituzione dell’anno III
Nel 1795 la Convezione approvò una nuova Costituzione, detta dell’anno III. Anche questa Costituzione si apriva con una “Dichiarazione dei diritti”, ma vi si aggiunge la novità che “la legge è uguale per tutti”. Questa Costituzione eliminò il suffragio universale e ripristinò il criterio censita rio. Il potere legislativo fu affidato a un sistema bicamerale rinnovabile ogni anno e quello esecutivo a un Direttorio di 5 membri che dovevano essere sostituiti ogni anno.
La campagna d’Italia
Il regime del Direttorio cercò un rafforzamento del proprio prestigio sui campi di battaglia. Il piano prevedeva di colpire l’Austria su due fronti. La campagna d’Italia venne affidata a Napoleone Bonaparte, che si dimostrò all’altezza della situazione.
Le “repubbliche sorelle”
Napoleone aiutò a costituire la Repubblica Cispadana e la Repubblica Cisalpina, che vennero definite “sorelle” perché vi furono istaurati regimi simili a quello francese. Infine, Napoleone firmò il Trattato di Campoformio secondo cui l’Austria riconosceva la repubblica Cisalpina, mentre Napoleone avrebbe conquistato Venezia.
Il colpo di Stato di fruttidoro
Il Direttorio fu costretto a ratificare l’operato di Napoleone perché la Francia si trovava in una situazione di grande instabilità politica. La maggioranza del Direttorio attuò il corpo di Stato del 18 fruttidoro occupando Parigi con i militari.
La spedizione in Egitto
La Francia tentò di conquistare l’Egitto per danneggiare i commerci della Gran Bretagna, rimasta l’ultima avversaria, ma la flotta di Napoleone venne distrutta dagli Inglesi. L’Inghilterra organizzò una seconda coalizione che costrinse la Francia ad abbandonar ei territori conquistati e minacciò lo stesso territorio francese. Ciò indebolì ulteriormente il Direttorio, che decide una svolta in senso autoritario.
Il colpo di Stato di brumaio

 Nel 1799 il Direttorio venne sostituito da tre consoli, tra i quali Napoleone era il più potente. Crollavano così i principi della rivoluzione, ma non si tornò all’antico regime: Napoleone contrastò i tentativi di radicalizzazione democratica ma anche la controrivoluzione aristocratica. 

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