La crisi
dell’antico regime in Francia
La situazione
economica e sociale
Alla fine del 700 l’economia
francese era agricola e più arretrata di quella inglese. I nobili imponevano ai
contadini pesanti percentuali sul raccolto. I tre ordini (Terzo Stato, nobiltà
e clero) non erano omogenei al loro interno, poiché esistevano numerose
differenze. Ma molto più evidente era la divisione tra nobiltà-clero e Terzo
Stato.
La crisi
finanziaria
Nella seconda metà del 700 la Francia subì una grave
crisi finanziaria dello Stato, causata dalle notevoli spese militari, per il
mantenimento della corte e per le rendite dei nobili. La direzione delle
finanze fu affidata a Jacques Necker, che finanziò la politica di Luigi XV.
Questo tentò di risanare le finanze per salvare la monarchia, ma riuscì solo a
far indebitare lo Stato. Per la prima volta Necker pubblicò il bilancio della
nazione per farlo conoscere ai sudditi, ma questo fu modificato per nascondere
i debiti dello Stato. Venne scoperto e si dovette dimettere. Dopo, i suoi
successori compresero che l’unica soluzione era una riforma radicale che
estendesse le imposte anche ai ceti privilegiati, ma si ottenne solo che la
nobiltà fece pressioni al re Luigi XVI per convocare gli Stati generali.
La rivoluzione: il
risultato di cause diverse
La crisi dell’antico regime
sfociò in Francia con una rivoluzione, cioè con un cambiamento del sistema
politico e sociale che interessò tutta la popolazione. Questo violento
cambiamento tentò di cancellare gli abusi e i privilegi della società del 700. Questa
rivoluzione fu influenzata dal pensiero illuminista e dalla rivoluzione
americana. Quindi gli ideali che si diffusero con la rivoluzione furono i
valori di libertà, uguaglianza e rappresentanza della borghesia. Dalla Francia
la rivoluzione si diffuse in tutta Europa e si concluse con la privazione dei
privilegi del clero, della nobiltà e del potere assoluto dei re.
Dagli Stati
Generali all’Assemblea Costituente (1789-90)
I cahiers de doléances
Il re decise di chiedere ai
sudditi di esprimere le loro esigenze nei quaderni
di lamentele per fornire agli Stati Generali informazioni sui problemi
della nazione. Le maggiori richieste furono quelle di abolire i diritti
signorili, di elaborare una costituzione e di uguaglianza fiscale. Così si
vennero a creare nello stesso momento tre rivoluzioni parallele:
- La
rivoluzione “parlamentare” dei
rappresentati del Terzo Stato, che volevano abolire lo Stato assoluto ed
emanare quindi una Costituzione.
- La
rivoluzione dei sanculotti delle città con cui il popolo si unì alla borghesia.
- La
rivoluzione dei contadini che si
ribellarono assalendo i castelli dei nobili.
La convocazione
degli Stati Generali
Quando Luigi XVI convocò gli
Stati Generali, per prima cosa si affrontò il sistema di votazione delle
delibere che sarebbero state assunte.
- Gli aristocratici e il clero volevano che ciascun
ordine esprimesse un solo voto (insieme).
- Il Terzo Stato invece chiedeva che ogni persona
potesse votare.
SI creò quindi un clima di
tensione, alimentato dal fatto che il re aveva organizzato le riunioni a
Versailles e la costrizione di indossare abiti adeguati al proprio ceto
sociale.
L’Assemblea
Nazionale
Di fronte al rifiuto di
votare a persona, il Terzo Stato si ribellò creando l’Assemblea nazionale.
Luigi XVI reagì facendo chiudere la sala in cui si riunivano gli Stati
Generali, ma i rappresentanti del Terzo Stato entrarono comunque, unendosi con
il clero e la nobiltà formando l’Assemblea Nazionale Costituente. Con quest’ultima
la Francia si
avviava verso il superamento dell’assolutismo.
La presa della
Bastiglia
Luigi XVI non seppe sottrarsi
all’influenza della corte e della regine, per questo fece entrare a Versailles
reparti militari. Si diffuse così l’idea di un complotto aristocratico contro
l’Assemblea Nazionale. Il 13 luglio venne preso d’assalto il municipio e il
giorno dopo il popolo assalì e distrusse la Bastiglia (carcere
politico), dando inizio alla rivoluzione. Così venne organizzata una Guardia
Nazionale, costituita da volontari. Da questo evento si diffusero rivoluzioni
contadine in tutto il paese generando grande paura.
L’abolizione degli
obblighi feudali
Le rivoluzioni contadine
preoccupavano l’Assemblea Costituente, che decise di abolire le corvées e gli
altri obblighi feudali dei contadini, dietro pagamento di un riscatto in
denaro. Ma molti contadini non possedevano il denaro necessario per pagare il
riscatto e quindi le agitazioni si protrassero finché non vennero aboliti del
tutto. Infine l’Assemblea Costituente divise il territorio nazionale in 83
dipartimenti con uguali doveri.
L’atto più famoso
dell’Assemblea Costituente fu l’approvazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, sul modello
della Dichiarazione d’Indipendenza Americana. Questo testo è formato da 17
articoli in cui vengono proclamati i diritti alla vita, alla libertà,
all’uguaglianza e alla proprietà dell’uomo.
Le giornate di
ottobre
Luigi XVI nel frattempo non
aveva smesso di contrastare i lavori dell’Assemblea Costituente, anzi si era
rifiutato di firmare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino,
suscitando la protesta delle donne e della Guardia Nazionale. Vista la
protesta, Luigi XVI accettò di firmare e fu proclamato re dei Francesi ma non
possedeva un potere assoluto.
La requisizione
dei beni del clero
Uno dei problemi principali
per la Francia
era il deficit del bilancio statale. Così l’Assemblea Costituente decise di
requisire i beni del clero.
Inoltre l’Assemblea
Costituente creò una Costituzione civile del clero, in cui si stabiliva che
parroci e vescovi diventassero dipendenti stipendiati dello Stato, fossero
eletti dai cittadini e giurassero fedeltà alla Costituzione. Ma papa Pio VI non
voleva accettare queste condizioni e la sua condanna della Costituzione civile
del clero determinò una frattura all’interno della Francia: quella tra il clero
costituzionale (che giurò fedeltà alla Costituzione) e il clero refrattario
(che rimane invece obbediente al papa).
La fuga del re
Subito dopo la presa della
Bastiglia, cominciarono le fughe e le emigrazioni all’estero dei nobili che non
accettavano la nuova politica e che, quindi, volevano creare un’organizzazione
armata per combattere il nuovo regime. Il tentativo di fuga più significativo
fu quello del re Luigi XVI, che si travestì da servo per abbandonare la Francia , ma fu scoperto.
Per superare lo scandalo della fuga del re, si pensò addirittura di diffondere
l’idea che Luigi XVI fosse stato rapito, ma la tesi era insostenibile.
I club politici
Le fazioni rivoluzionarie si
erano organizzate in club, tra cui il più importante era quello dei giacobini, guidato da Robespierre.
All’inizio i giacobini erano fautori di una monarchia costituzionale, poi però
si attestarono su posizioni repubblicane diventando foglianti. Inoltre si distinse anche il club dei cordiglieri che chiedevano non solo la
repubblica, ma anche aumenti dei salari.
Tra i diversi club e i
rappresentanti dell’Assemblea Costituente si aprì un dibattito per decidere che
tipo di Stato scegliere. I moderati pensavano ad un sistema monarchico con 2
Camere. Invece, i radicali rifiutavano questa proposta. La Costituzione del 1791 rappresentò un compromesso,
in cui si accolse il diritto di veto da parte del re sul Parlamento. Da Locke e
di Montesquieu fu ripreso il principio della separazione dei poteri, per cui la Costituzione attribuì
il potere legislativo all’Assemblea elettiva e quello esecutivo al re. I
moderati, inoltre, ottennero il diritto di voto censitario, basato sulla
divisione della società in tre parti, affinché potessero votare anche quelli
con un reddito minimo. Così una volta approvata la Costituzione ,
l’Assemblea Costituente si sciolse formano l’Assemblea Legislativa.
La cittadinanza
delle donne
Sia la Dichiarazione dei
diritti dell’uomo e del cittadino sia la Costituzione non
concessero diritti civili e politici alle donne, nonostante il fatto che le
donne parteciparono alle rivoluzioni. Significativo fu il coraggio di
un’autrice francese che riscrisse la Dichiarazione dei diritti tutta al femminile, in cui
veniva riconosciuta la superiorità della donna rispetto all’uomo. Quindi si
affermava che tutte le cittadine e tutti i cittadini dovevano concorrere alla
volontà generale.
Le rivolte sociali
La radicale rivoluzione, che
portò alla formazione dell’Assemblea Legislativa e all’emanazione della
Costituzione, fu causata da eventi esterni alla vita parlamentare. Innanzitutto
la crescita delle rivolte sociali attuate dall’Assemblea, in risposta alle
rivendicazioni dei contadini, portò all’abolizione dei diritti feudali ancora
in vigore.
Un secondo grande problema
riguardava la politica estera. La
Francia si sentiva minacciata da una congiura internazionale
controrivoluzionaria attuata dall’Austria e dalla Prussia, e per questo
l’Assemblea Legislativa si divise al suo interno in: girondini (cioè i deputati provenienti dal dipartimento della
Gironda, che difendevano gli interessi commerciali delle città della costa), moderati (che pensavano che una
vittoria militare avrebbe consolidato il loro governo) e giacobini (con Robespierre che si resero conto che la Francia non era in grado
di sostenere un conflitto con le grandi potenze). Dopo di questo l’Assemblea
Legislativa approvò la
Dichiarazione di guerra all’Austria e alla Prussia.
La caduta della
monarchia
A questo punto i sanculotti divennero i protagonisti
della rivolta. Invasero la residenza del re e costrinsero Luigi XVI a bere alla
salute della rivoluzione. Durante queste invasioni, la Prussia avanzava e
l’Assemblea Nazionale dovette dichiarare la patria in pericolo. Questa minaccia
affrettò la fine della monarchia e spinse nuovamente i sanculotti ad assalire
le prigioni massacrando nobili, preti e delinquenti procurando delle stragi.
Gli schieramenti
all’interno della Convenzione
Nel 1792 si formò la Convenzione , eletta a
suffragio universale maschile, che avviò una nuova Costituzione. La convenzione
era composta da 749 deputati divisi in: girondini
(favorevoli a soluzioni moderate), montagnardi
(favorevoli alla repubblica e alla democrazia ) e pianura (priva di un orientamento politico).
La condanna a
morte di Luigi XVI
In questo stesso periodo gli
eserciti sconfissero a Valmy l’esercito prussiano. Grazie a questa vittoria vi
fu l’abolizione della monarchia e la proclamazione della repubblica. Restava,
quindi, soltanto da prendere la decisione di cosa farne del re. La Convenzione votò la
condanna a more di Luigi XVI, che venne ghigliottinato nel 1793.
La prima
coalizione (1793-95)
Mentre Robespierre voleva
porre fine alla guerra, i girondini la volevano espandere per conquistare nuovi
territori. A causa di questa espansione i Francesi ottennero, però, la
disapprovazione degli stati europei, che temevano la stessa sorte. Per questo
si venne a creare la prima coalizione che levò alla Francia le terre appena
conquistate.
La ribellione nella
Vandea
Il fenomeno più grave che la Convenzione dovette
affrontare fu la ribellione della Vandea, un dipartimento della Francia
occidentale. Fu proprio in Vandea che molti contadini diedero vita a un enorme
e violento movimento armato controrivoluzionario. Ai contadini si unirono
presto i nobili e il clero refrattario. A causa di ciò i girondini si trovarono
in difficoltà e si vennero ad affermare i giacobini.
Il Terrore
(1793-94)
La sconfitta dei
girondini
Durante il conflitto tra
girondini e giacobini, la
Convenzione istituì un Tribunale Rivoluzionario per giudicare
i sospettati, ma nel 1793 i sanculotti circondarono la Convenzione che
chiesero l’arresto di trenta deputati girondini. Da quel momento la Convenzione fu
dominata dai giacobini.
Nel 1793 la Convenzione approvò
una nuova Costituzione che affermava che lo Stato era una repubblica, che
veniva istituito il suffragio universale maschile e che il potere legislativo
era affidato a un’assemblea eletta dai cittadini. Tuttavia questa Costituzione
non entrò mai in vigore, perché i giacobini rinviavano continuamente le
elezioni per creare un Comitato di salute pubblica.
Il Terrore
In questo contesto un ruolo
significativo venne occupato da Robespierre, che adottò misure fortemente
repressive nei confronti dei suoi oppositori. Con lui in Francia iniziò il
cosiddetto periodo di Terrore, in
cui venne approvata la “legge dei sospettati”. Quindi il governo giacobino
assunse tutte le caratteristiche della dittatura.
La politica di
scristianizzazione
Un aspetto importante del
periodi di Terrore fu la politica di scristianizzazione, secondo cui le chiese
vennero chiuse al culto cristiano e utilizzate per una nuova religione, i
simboli del cristianesimo vennero distrutti e venne creato un nuovo calendario
repubblicano dove non vi comparivano i nomi del santi.
Il colpo di Stato
del 9 termidoro
Robespierre inasprì la
politica del Terrore eliminando anche gli oppositori interni alle forze
rivoluzionarie. Infine, accusato di avere ambizioni da tiranno, fu estromesso
dal potere e ghigliottinato nel 1794. Dopo la sua morte, toccava ai
termidoriani condurre la
Francia a un nuovo ordine.
Il Governo del
Direttorio (1795-99)
La reazione
termidoriana
Il colpo di mano con
Robespierre e i suoi collaborati aprì una fase di reazione della borghesia
benestante alla politica dei giacobini. I giacobini vennero rimossi da ogni
incarico politico e amministrativo ed il loro club fu sciolto. Si diffuse il
fenomeno della gioventù dorata, associazione di giovani benestanti, che fece
scatenare il Terrore Bianco con veri e propri massacri dei giacobini e dei
preti rivoluzionari.
Nel 1795 la Convezione approvò una
nuova Costituzione, detta dell’anno III. Anche questa Costituzione si apriva
con una “Dichiarazione dei diritti”, ma vi si aggiunge la novità che “la legge
è uguale per tutti”. Questa Costituzione eliminò il suffragio universale e
ripristinò il criterio censita rio. Il potere legislativo fu affidato a un
sistema bicamerale rinnovabile ogni anno e quello esecutivo a un Direttorio di
5 membri che dovevano essere sostituiti ogni anno.
La campagna
d’Italia
Il regime del Direttorio
cercò un rafforzamento del proprio prestigio sui campi di battaglia. Il piano
prevedeva di colpire l’Austria su due fronti. La campagna d’Italia venne
affidata a Napoleone Bonaparte, che si dimostrò all’altezza della situazione.
Le “repubbliche
sorelle”
Napoleone aiutò a costituire la Repubblica Cispadana
e la Repubblica Cisalpina ,
che vennero definite “sorelle” perché vi furono istaurati regimi simili a
quello francese. Infine, Napoleone firmò il Trattato di Campoformio secondo cui
l’Austria riconosceva la repubblica Cisalpina, mentre Napoleone avrebbe
conquistato Venezia.
Il colpo di Stato
di fruttidoro
Il Direttorio fu costretto a
ratificare l’operato di Napoleone perché la Francia si trovava in una situazione di grande
instabilità politica. La maggioranza del Direttorio attuò il corpo di Stato del
18 fruttidoro occupando Parigi con i militari.
La spedizione in
Egitto
Il colpo di Stato
di brumaio
Nel 1799 il Direttorio venne sostituito da tre
consoli, tra i quali Napoleone era il più potente. Crollavano così i principi
della rivoluzione, ma non si tornò all’antico regime: Napoleone contrastò i
tentativi di radicalizzazione democratica ma anche la controrivoluzione
aristocratica.
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